Risultato della ricerca: primitivo
Claudio_Moretti
Il rumore delle grida dei bambini gioiosi, il profumo di creme abbronzanti, il grido “Cocco, Cocco Bello” è svanito, non rimangono che questi pochi ombrelloni, tra poco anche loro spariranno, e la spiaggia riassumerà l’aspetto primitivo, e la sua solitudine sarà alleviata solo dal fragore delle onde , il suono della risacca, il soffio del vento, e dai versi dei gabbiani. La natura si riprende quello che temporaneamente gli avevamo preso.
mauriziot
... a Mayabander, nel centro delle Isole Andamane. Qui la foresta è allo stato primitivo, in quanto molto vicino alla riserva, un'area di 639 kmq, dove vivono i circa 250 aborigeni della tribù Jarawa, gli ultimi rimasti dopo la decimazione subita soprattutto per le malattie portate dal contatto con la "civiltà". Ora e' vietato entrare nella riserva, comunicare, fotografare, dare oggetti di qualsiasi tipo agli aborigeni; le pene sono severe e sono rigidamente applicate. Per questa ragione di fatto non esistono foto di questa etnia, che vive ancora come migliaia di anni fa. Isole Andamane, febbraio 2019
PierPaoloMiglietta
Orreaga-Roncisvalle (Spagna) - La chiesa di Santiago, detta anche dei pellegrini, in stile gotico primitivo. All\'interno è conservata la campana dell\'antico eremo di San Salvador, ad Ibañeta che serviva a guidare i pellegrini in caso di nebbia. Accanto il più antico edificio di Orreaga/Roncesvalles, la cappella del Santo Spirito o Silos di Carlomagno del XII secolo, eretta nel luogo in cui secondo la leggenda Rolando infisse la sua spada, dopo la sconfitta subita nella battaglia di Roncisvalle. - Migliore visione su https://500px.com/photo/89350597/
azzuro
L'uomo primitivo, quando viveva ancora nella caverne e nelle foreste, quando vedeva il cader la pioggia e la neve , gioiva e si rallegrava, perché sapeva che dopo il brutto ritornava il bello. la foto che vi invio spero e mi auguro che sia davvero di buono auspicio, perché mai come in questo periodo davvero tutti aspettiamo con ansia di potere uscire da questo lungo tormentoso oscuro tunnel, ossia da questa terribile pandemia per poter ritornar a rivivere con serenità tutti la nostra vita,termino con l'aggiungere anche un tantino di meno egoismo, semmai un tantino di più amore verso il prossimo.Azzurro
AlbertoSalvaterra
Nonostante l'estrema piattezza della situazione senza neanche una velatura in cielo ho provato comunque questo scatto. Sono stato alle 5 torri per la prima volta e ne sono rimasto molto soddisfatto, molti spunti compositivi oltre al classico scatto. Questa è una vista forse meno comune ma che apprezzo di più sinceramente, la forma ricorda qualcosa di primitivo, di molto antico. Ho limitato la presenza del cielo scattando a 24mm per ovvi motivi, l'unico punto di interesse e di gioia è stata la luna e la luce che pian piano stava arrivando. Soffrirà probabilmente di banding/posterizzazione in cielo causa compressione, purtroppo negli scatti con il cielo così non riesco ad evitarlo totalmente. Spero vi piaccia.
tatarc
Basilica di Santa Croce Cenacolo - Firenze L’intera parete di fondo del Cenacolo, quasi fosse un’enorme pala d’altare, è occupata da una complessa scena dipinta da Taddeo Gaddi (Firenze 1300 circa-1366) che comprende l’Ultima cena sovrastata dalla Crocifissione, con ai lati le Stigmate di san Francesco e tre storie sacre legate al cibo. Quest’ultime rinviano al primitivo uso del grande ambiente come luogo della mensa, dove i frati mangiavano in silenzio ed erano invitati alla meditazione individuale. 
deboratofy
“ La pioggia ha un vago segreto di tenerezza una sonnolenza rassegnata e amabile, una musica umile si sveglia con lei e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio. È un bacio azzurro che riceve la Terra, il mito primitivo che si rinnova. Il freddo contatto di cielo e terra vecchi con una pace da lunghe sere. È l'aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori e ci unge con lo spirito santo dei mari. Quella che sparge la vita sui seminati e nell'anima tristezza di ciò che non sappiamo. La nostalgia terribile di una vita perduta, il fatale sentimento di esser nati tardi, o l'illusione inquieta di un domani impossibile con l'inquietudine vicina del color della carne. L'amore si sveglia nel grigio del suo ritmo, il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue, ma il nostro ottimismo si muta in tristezza nel contemplare le gocce morte sui vetri. E son le gocce: occhi d'infinito che guardano il bianco infinito che le generò. Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco e vi lascia divine ferite di diamante. Sono poeti dell'acqua che hanno visto e meditano ciò che la folla dei fiumi ignora. O pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento, pioggia tranquilla e serena di campani e di dolce luce, pioggia buona e pacifica, vera pioggia, quando amorosa e triste cadi sopra le cose! O pioggia francescana che porti in ogni goccia anime di fonti chiare e di umili sorgenti! Quando scendi sui campi lentamente le rose del mio petto apri con i tuoi suoni. Il canto primitivo che dici al silenzio e la storia sonora che racconti ai rami il mio cuore deserto li commenta in un nero e profondo pentagramma senza chiave. La mia anima ha la tristezza della pioggia serena, tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile, ho all'orizzonte una stella accesa e il cuore mi impedisce di contemplarla. O pioggia silenziosa che gli alberi amano e sei al piano dolcezza emozionante: da' all'anima le stesse nebbie e risonanze che lasci nell'anima addormentata del paesaggio!„ (Federico Garcia Lorca)
massimoforti
La miniera del Ginevro è uno dei posti più bui dell'Isola d'Elba, vi si trovano resti di strutture minerarie ormai decadenti e panorami mozzafiato su un mare blu intenso a perdita d'occhio. La notte regala una vista sul firmamento a dir poco emozionante e i versi degli animali selvatici ti riportano ad uno stato d'animo primitivo, dove l'uomo si fonde tra natura terrena e Universo.
20967
All'ingresso di Varallo, sorge la chiesa intitolata a San Marco. Fino a pochi decenni fa era ritenuta, insieme a quelle di San Gaudenzio di Bettole e di San Giovanni al Monte di Quarona, una delle più antiche chiese della Valle. Attualmente, pur non essendo stato possibile accertare con esattezza la data di costruzione dell'edificio, gli storici sono propensi a ritenere che una cappella di ridotte dimensioni sia stata edificata negli ultimi decenni del Trecento come meta delle rogazioni, cioè processioni penitenziali che si tenevano nella ricorrenza di San Marco e nei tre giorni precedenti l'Ascensione per implorare la protezione divina sul buon esito dei raccolti. E' ipotizzabile che con la fondazione del Sacro Monte, alla fine del secolo successivo, il primitivo oratorio venisse ampliato e trasformato, anche per dare accoglienza ai pellegrini e viandanti che transitavano per quella zona per recarsi a visitare la Nuova Gerusalemme. La chiesa, che per la sua struttura architettonica può dare l'impressione di un complesso romanico, con la presenza di un caratteristico avancorpo addossato alla facciata, al suo interno si presenta con un'unica navata a tre campate ed è interamente ricoperta di affreschi quattro-cinquecenteschi mentre nelle campate seguenti si susseguono affreschi votivi con figure di santi, alcune ormai illeggibili. Dei dipinti che decoravano l'esterno della chiesa si è salvato solamente un grande San Cristoforo sul muro dell'avancorpo. mentre i riquadri che raffiguravano episodi della Vita di San Marco sono stati staccati e portati presso la locale Pinacoteca. Sulle pareti della navata sono appese sei grandi tele, recentemente restaurate raffiguranti San Pietro, San Paolo e i Quattro Evangelisti eseguite tra il 1682 e il 1689 dal pittore valsesiano Pietro Francesco Gianoli e da allievi della sua bottega. Sul lato destro della navata si apre la cappella della Madonna del perpetuo soccorso, costruita negli anni Trenta di questo secolo, sull'area dell'antica sacrestia. Da segnalare infine che la chiesa di San Marco fu sede, fin dai tempi più antichi, di un'istituzione di beneficenza detta Carità del pane di San Marco, la cui esistenza è documentata a partire dal 1581. Il sodalizio era presieduto da un priore, il quale si occupava principalmente della distribuzione del pane ai poveri, cotto durante tutto il mese che precedeva la festa di San Marco (25 aprile). Il prezioso alimento era distribuito in tutta la diocesi novarese e molti pellegrini ne facevano richiesta poiché era credenza comune che possedesse virtù miracolosa Quest'antica tradizione è stata ripristinata in questi ultimi anni e durante la messa solenne celebrata in occasione della festa del santo si assiste alla benedizione del pane, che viene poi distribuito ai fedeli che hanno partecipato alla funzione. Durante il mese di aprile presso la chiesa di San Marco vengono celebrate le feste del santo titolare e in settembre della Madonna del perpetuo soccorso. Un sentito ringraziamento all'amico Franco.
giogio54
Cantina del Primitivo-Manduria
guido.tagnesi
Entrati in cattedrale, si accede alla basilica inferiore dalle scalinate all’innesto dei bracci del transetto: la scala di destra, più comoda ed agevole, fu costruita negli ultimi anni del XVI secolo, mentre la scala di sinistra ha conservato il primitivo assetto. La basilica inferiore consiste in un vasto ambulacro culminante in un’absidiola ad emiciclo. Sedici colonne, alcune delle quali di epoca romana, formano le navatelle e il tiburio sovrastante l’altare.
pietrolannunziata
"Le maschere di Samugheo (Or) sono quelle che conservano maggiormente le caratteristiche da cui traggono origine. Anche se il loro significato primitivo si è in parte perduto, esse rappresentavano un tempo la passione e la morte di Dioniso, dio della vegetazione, in cui i riti appartenevano a quelli Agrari, Pastorali ed Sacrificali dell'epoca Pagana."
leomon2000
uno classico uno vegetariano uno di pesce crudo panini fatti home made primitivo
guido.tagnesi
La chiesa della SS. Annunziata, si trova all'interno del sito archeologico di Paestum, in prossimità del Museo Archeologico di Paestum e confina con il settecentesco Palazzo Vescovile. La chiesa risale agli inizi del V secolo d.C., fu concepita inizialmente come basilica “aperta”, tra il V-VI secolo quando Paestum da colonia romana diventa col diffondersi della religione cristiana sede vescovile, l’edificio assume le caratteristiche della basilica “chiusa”. La sua stratificazione è dunque molto interessante: ad elementi architettonici e decorativi pagani si affiancano elementi di epoca bizantina. La primitiva struttura doveva essere costituita da un'unica aula absidata, preceduta da un quadriportico. Nel XII secolo venne ampliata ripartendola in tre navate tramite due file di colonne di spolio e dandole forme romaniche. Non si sa molto delle fasi più antiche della vita che vi si doveva svolgere d'intorno: prime informazioni le si hanno a partire dal 1500, grazie alle ad limina, relazioni redatte dai vescovi o dai loro preposti, durante i propri spostamenti. Dalle descrizioni si evince che all’epoca l'area zona versava in uno stato di desolazione e malcostume: molto diffusi, infatti, erano brigantaggio e miseria. Nel 1644 il vescovo Carafa definiva il sito «asperrimus», mentre il vescovo Carlo Francesco Giocoli, nel 1720, utilizzò il termine «disastrosissimo». La chiesa, più volte abbandonata e ridotta in stato di rovina nel corso dei secoli, è stata rifatta in parte nel Cinquecento per scongiurarne il crollo, agli inizi del Settecento fu notevolmente modificata con forme barocche dal vescovo Odoardi: avendo riscontrato una chiesa ridotta a stalla e ritrovo di predoni, priva di ogni arredo sacro, egli fece realizzare l'altare maggiore, dedicato all'Annunziata, la cappella di S. Michele Arcangelo e quella dell'Addolorata. Il successore di Odoardi, Raimondi, apportò altre migliorie all'edificio di culto e, nel 1760, fece erigere il palazzetto tuttora adiacente alla chiesa. Attualmente presenta all’esterno un’elegante facciata settecentesca e l’interno a tre navate divise da antiche colonne che, inglobate nei pilastri di epoca barocca, sono venute alla luce grazie a recenti restauri. Nella seconda metà del Novecento un profondo intervento di restauro ha liberato le antichissime colonne dalle superfatuazioni settecentesche, riportando oltretutto la quota di calpestio al livello originario, più basso di quasi due metri. È ora possibile anche ammirare, nell'abside centrale, alcuni frammenti di affreschi dell'XI secolo. Il primo affermarsi del Cristianesimo a Paestum è molto precoce ed è documentato a partire dal 344 d.C. Già nel V secolo, l'antica colonia romana diventa sede vescovile: è a questo stesso periodo che deve riportarsi l'origine dell'edificio cristiano nato come "basilica aperta" e in un secondo momento trasformata in "basilica chiusa", nella forma cioè che conosciamo. Fu eretta a cattedrale della diocesi di Paestum. Dopo un periodo di relativa prosperità, anche Paestum, come tutta l'Italia, conobbe il flagello delle invasioni barbariche: devastata dalle invasioni saracene, la città, un tempo fiorente, fu completamente distrutta , ridotta in campo per seminagioni di frumenti per il bestiame. Questi eventi determinarono un lento ma inesorabile abbandono della città da parte della popolazione, che migrò verso l'interno cercando rifugio nei monti circostanti. Anche la sede vescovile fu trasferita da Paestum al nuovo centro di Capaccio, sebbene i vescovi continuarono a dirsi "pestani" fino al XII secolo. Il territorio pianeggiante fu abbandonato a se stesso, e conobbe un lungo periodo di miseria e desolazione, di abbrutimento e degrado sia ambientale che umano che si prolungò fino al '700 . Nella testimonianza dei vescovi secenteschi, l'antica cattedrale , intitolata all'Annunciazione della Beata Vergine, compare come estremo resto dell'antico splendore della città pestana. Essa rimane infatti un centro religioso di grande richiamo, in cui i fedeli, secondo la tradizione, affluiscono in massa, e dove i vescovi che si succedono convengono nel giorno dell'Annunziata per celebrare solennemente tale festività religiosa. Le sue strutture antichissime appaiono tuttavia deperite ed in rovina, tanto da richiedere successivi e ripetuti recuperi e restauri. La basilica paleocristiana fu trasformata in chiesa in stile settecentesco con elementi barocchi. Il Pavimento fu sollevato di m. 1,80 sulla quota originaria; l'antica fisionomia fu profondamente alterata con pilastri che inglobarono il primitivo colonnato. La facciata fu rifatta e subì l'innalzamento del portale d'ingresso, che fu così livellato rispetto all'ultimo pavimento. Un campanile a vela ( che fu poi abbattuto durante gli ultimi restauri ) fu costruito sul fianco della chiesa e sono giunte a noi due campane che vi furono montate: una con data 1732 (si trova presso l'ingresso); mentre la seconda è tuttora montata sulla cappella adiacente alla chiesa. Solo i recenti restauri dell'anno 1968, compiuti dalla Soprintendenza ai monumenti di Napoli per sollecitudine dei Padri Vocazionisti ed in particolare del Rev. Ercole Alfieri, hanno portato alla luce le primitive strutture della Basilica, anche se ormai inserita in un complesso architettonico che è frutto delle varie, successive manipolazioni. Maggiori informazioni https://www.basilicapaleocristianapaestum.it/
en.giuliani
L'interno della chiesa è diviso in tre navate grazie a due ordini di quattordici antiche colonne. La particolarità della struttura è quella di possedere transetto ed abside rialzati. Il soffitto a cassettoni è ricco di dipinti ed affreschi (1865). Da notare, sui gradini che salgono sul transetto, un puteale marmoreo dell' XI secolo sul luogo di una sorgente di acqua dolce cui venivano attribuite fin dall'antichità virtù curative e taumaturgiche, ora non più potabile. Nella cappella Orsini, a destra dell'abside, è inserita nella parete sinistra una palla di cannone qui caduta durante l'assedio della Repubblica Romana nel 1849, senza causare vittime. L'altare maggiore poggia su di un'antica vasca di porfido, nella quale sono deposte le reliquie di S. Bartolomeo; il transetto conserva tracce del primitivo pavimento cosmatesco.
en.giuliani
Davanti alla Grotta è stato realizzato un grande piazzale che permette ai pellegrini di assistere alle cerimonie o di pregare in silenzio. Nel suo insieme la Grotta di Massabielle ha conservato il suo aspetto primitivo, circondata da alberi, ricoperta di cespugli e da edera. Solo la roccia è annerita dal fumo dei ceri e dalle mani dei pellegrini che pazienti in fila attendono il turno per un passaggio devozionale. Ogni giorno vengono celebrate messe in varie lingue.
pier21settembre
Cosa non farei per il Primitivo di Manduria..